Riforma sanitaria regionale: bocciatura secca dei sindacati comaschi
La Riforma sanitaria regionale incassa il no dei sindacati comaschi. I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil oggi (30 luglio 2015) hanno hanno evidenziato tutto i loro dissenso nei confronti della riforma, attualmente in discussione in consiglio...
La Riforma sanitaria regionale incassa il no dei sindacati comaschi. I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil oggi (30 luglio 2015) hanno hanno evidenziato tutto i loro dissenso nei confronti della riforma, attualmente in discussione in consiglio regionale lombardo. L'ipotesi in disccussione, accusano, si discosta in modo deciso da quella contenuta nel “Libro Bianco”, deliberata dalla giunta della Regione lo scorso anno. Un dissenso, quello dei confederali, che punta il dito verso un’idea di sanità troppo centralizzata, in cui ai distretti sociosanitari vengono ridotti poteri e funzioni e agli ospedali invece competono tutte le prestazioni di assistenza ai cittadini. Sembra dunque, secondo le parole di Salvatore Monteduro, che la riforma possa minare l’esistenza di quella rete di servizi, creatasi con un lavoro durato decine di anni, che oggi risponde soprattutto al bisogno di prevenzione e di assistenza sanitaria delle fasce più deboli: bambini e anziani. Oltre a problematiche strutturali i rappresentanti dei sindacati, individuano coralmente un altro grave problema che ricadrebbe sui cittadini: nella proposta di legge vi è anche un nuovo riassetto della divisione territoriale della provincia di Como; infatti la zona dell’alto lago, comprendente gli ospedali di Menaggio e di Gravedona e altre strutture sanitarie della Valle di Intelvi potrebbero essere integrate dall’azienda sanitaria valtellinese e in questo modo fare capo a Sondrio. Mentre alcuni dei poteri amministrativi e politici di Como, dell’ospedale Sant’Anna potrebbero essere trasferiti a Varese. Tutto ciò arrecherebbe gravi disagi ai cittadini lariani.
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