Massimo Bubola canta la Grande Guerra al San Teodoro di Cantù
Il primo evento, fiore all’occhiello dell’intero cartellone del 95° anniversario di fondazione il Gruppo.Gruppo Alpini di Cantù, si svolgerà venerdì 9 marzo alTeatro San Teodoro e sarà l'atteso concerto di Massimo Bubola, un artista di profonda intelligenza musicale e poetica che in questi anni è tornato a una delle sue più grandi passioni: le canzoni della Grande Guerra proprio nel centesimo anniversario della fine del conflitto mondiale. Nel concerto “Da Caporetto al Piave”, suo lavoro di ricostruzione storico-filologica di quel repertorio, Bubola riprende e arrangia, caratterizzandoli profondamente col suo stile di scrittura, di canto e di produzione brani tradizionali della storia alpina e propone anche nuove composizioni, che nei testi riprenderanno i temi della Grande Guerra.
Dopo lo splendido album di inediti In alto i cuori, il re del folk Massimo Bubola già nel 2014 era tornato a interpretare e rivisitare le canzoni della Grande Guerra con un nuovo lavoro intitolato Il testamento del Capitano. A distanza di nove anni dal granitico e inappuntabile Quel lungo treno, un secondo disco a tema era arrivato puntuale nel centesimo anniversario dell’inizio del primo conflitto mondiale. Il cantautore veronese aveva ripreso e riarrangiato, caratterizzandoli profondamente con il suo sound e la sua poetica, grandi brani tradizionali quali Ta pum, Sul ponte di Perati, Monti Scarpazi, Bombardano Cortina, La tradotta. Non solo, in questa nuova memoria musicale, Bubola proponeva anche nuove e intense ballate, che nei testi e nelle sonorità riprendono il tema della guerra, come Da Caporetto al Piave, L’alba che verrà, Neve su neve, Vita di trincea. A chiudere l’album c'erano infine le reinterpretazioni di due memorabili brani scritti da Massimo: la sempre splendida Rosso su verde e la coinvolgente Noi veniam dalle pianure, qui cantati con l’ausilio prestigioso del coro Ana-Milano diretto dal maestro Massimo Marchesotti. Il tutto rivisitato con la sensibilità e l’esperienza di un grande autore e un musicista di rara intensità, un poeta dalla penna lucidissima che non scopriamo certo oggi. Parlano per lui le sue collaborazioni passate, su tutti quella con Fabrizio de Andrè che ha portato pezzi del calibro di Fiume Sand Creek, Hotel Supramonte, Andrea, Volta la Carta o l'ormai standard I cieli d’Irlanda portata al successo da Fiorella Mannoia.
Non solo canzoni
A cento anni dalla battaglia di Caporetto, con Ballata senza nome Bubola torna al romanzo per dare voce ai soldati caduti nella Grande Guerra. Un'opera di ampio respiro letterario, storico e culturale, che racconta un momento cruciale della nostra storia, e nello stesso tempo, grazie alla prosa musicale e raffinata di Bubola, ci restituisce le voci, i sentimenti e le passioni di un'Italia oggi scomparsa.
È il 28 ottobre 1921. Siamo nella basilica di Aquileia. Gli occhi di tutti sono rivolti alle undici bare al centro della navata, e alla donna che le fronteggia: Maria Bergamas. Maria deve scegliere, tra gli undici feretri, quello che verrà tumulato a Roma, nel monumento al Milite Ignoto, simbolo di tutti i soldati italiani caduti durante la Grande Guerra. Maria passa davanti a ogni bara, e ognuna le racconta una storia. Sono vicende di giovani uomini, strappati alle loro famiglie, ai loro amori, ai loro lavori, finiti a morire in una guerra durissima e feroce: contadini e cittadini, borghesi e proletari, braccianti e maestri elementari, fornai, minatori, falegnami, muratori, veterinari e seminaristi che parlano in latino con il nemico ferito sul campo di battaglia. Attraverso le voci di questi soldati senza nome non solo riviviamo i momenti cruciali della Grande Guerra, non solo ci caliamo, in una vera trance empatica, nelle vite dei protagonisti, ma riscopriamo un'Italia che oggi si può dire definitivamente scomparsa.