Cronaca

Tagliabue: "Un commissario per le paratie. Ma il fallimento è anche di Pd e Fanetti"

"La mia è una riflessione personale che non impegna nessuno ovviamente tranne il sottoscritto, vorrei premetterlo". Detto fatto, naturalmente. Da qui a definire, però, le parole di Fausto Tagliabue - tra le altre cose ex segretario Cisl per un...

Segretario Pd, outing di Tagliabue: "Gagliardi, sono con te". Cesareo: "Mai il mio voto"

"La mia è una riflessione personale che non impegna nessuno ovviamente tranne il sottoscritto, vorrei premetterlo". Detto fatto, naturalmente. Da qui a definire, però, le parole di Fausto Tagliabue - tra le altre cose ex segretario Cisl per un decennio e fino a dicembre membro dell'ex segreteria provinciale del Pd a cui è iscritto sin dalla fondazione - come parole "qualsiasi", viene ovviamente un po' difficile nella realtà politica comasca. Soprattutto se i concetti espressi - che nascono dalla nostra richiesta di intervista per ampliare il senso di un commento apposto a questo articolo - sono forti, fortissimi nelle roventi ore della bufera paratie.

"Guardando la situazione che si è creata - afferma Tagliabue - mi pare difficile che si trovi un'uscita. Sul piano umano, non augurerei nemmeno al mio peggior nemico di trovarsi nei panni di Mario Lucini al quale comunque voglio testimoniare vicinanza e gratitudine per il momento terribile che sta passando e che certamente non si merita. Ma la discussione va portata anche su un piano politico". E qui inzia il ragionamento, per certi versi dirompente rispetto all'estremo attendismo del Pd e del centrosinistra tutto, in queste ore di bufera.

"A mio avviso il famoso slogan Como cambia passo finora non si è tradotto in un centrosinistra capace di proporre idee proprie e caratterizzate per lo sviluppo di Como - dice Tagliabue - Al contrario, in Comune, e non soltanto in Comune, si è pensato soprattutto a dire: ok, portiamo a compimento ciò che quelli di prima non hanno saputo fare. Il risultato, purtroppo, su molti temi lo vediamo: le paratie, anche grazie alla complessiva eredità tragica lasciata dal centrodestra, a oggi sono un fallimento tanto quanto prima, salvo miracoli che non vedo. La Ticosa attende e nel frattempo per gare importanti come quelle sul gas e sul calore vi sono stati problemi enormi, che non sono mancati nemmeno con l'appalto dei rifiuti che pure viene dal passato. E a mio avviso sono molti altri i temi portati avanti senza discontinuità con le linee del centrodestra. Eppure la rottura di quel filo era la prima cosa che serviva". A questo punto, ecco le considerazioni politiche tutt'altro che tenere sul ruolo del Pd e in particolare della segreteria cittadina guidata da Stefano Fanetti.

"Purtroppo il Pd a Como è completamente appiattito sull'amministrazione comunale ma ogni volta che chi come me ha provato a sollevare dubbi o eccezioni è stato zittito. Le colpe del partito e del suo segretario cittadino stanno soprattutto lì: nell'aver sempre rifiutato la visione di chi ritiene che il Pd non debba essere unicamente al servizio permanente degli amministratori in Comune, qualunque cosa essi facciano o propongano, senza mai eccepire. Io sono convinto che, pur sostenendo sempre lealmente l'amministrazione comunale, un partito debba svolgere un'azione politica distinta, più ampia, con una visione allargata oltre il Comune. E questo dovrebbe valere soprattutto per un grande partito come il Pd, eppure non è accaduto finora. E oggi, infatti, il partito in città mostra i limiti di una deriva tecnicista e amministrativa, senza alternative reali e politiche da proporre per incidere sulle situazioni. Per questo dico che la leadership di Fanetti, a questo punto, deve essere necessariamente messa in discussione. In questo senso, io, appena scoppiato il bubbone delle paratie, ho chiesto proprio a lui una riunione urgente degli iscritti. Risposta? Mi è stato detto che si farà. Bene, prendo atto e ci conto, ma forse la situazione richiederebbe una rapidità di risposta, confronto ed elaborazione politica maggiore".

E' un fiume in piena Tagliabue. Tanto da proporre altri due spunti "hot". Il primo riguarda "la necessità, forse, giunti a questo punto per quanto riguarda il lungolago, di chiedere al governo o alla Regione una soluzione terza al problema: tecnica, autorevole, forte e che lo sottragga alle inevitabili guerre politiche tra partiti. Un commissariamento dell'opera forse è l'unica soluzione possibile". Ma non solo, Tagliabue si spinge anche a ipotizzare - presumibilmente in alternativa al commissariamento, che su questo fronte lascerebbe ben pochi margini per chiari motivi - "un coinvolgimento maggiore dei cittadini, perché comunque è evidente che giunta e Pd ormai non bastano più a dire come se ne può venire fuori. Allora perché non proporre tramite referendum ai comaschi le 4-5 soluzioni possibili in capo e ascoltare cosa vogliono i cittadini per il lungolago che non vedono da 6 anni?".

Domanda - e domande - che è facile immaginare avranno eco notevole tra i dem, nelle prossime ore.


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