Pd, Fanetti alla fronda interna: "Basta demolire o fuori dalle liste". Favara deferito ai garanti
No, non è stato un gioviale incontro prenatalizio quello andato in scena ieri sera nella sede di Como del Partito Democratico. Nessun clima di festa e temi pesanti come macigni, tra cui - si apprende - anche il deferimento alla Commissione di...
No, non è stato un gioviale incontro prenatalizio quello andato in scena ieri sera nella sede di Como del Partito Democratico. Nessun clima di festa e temi pesanti come macigni, tra cui - si apprende - anche il deferimento alla Commissione di garanzia del consigliere comunale Gioacchino Favara, da tempo su posizioni fortemente critiche almeno su alcuni temi (più di tutti sul centro unico di cottura, ma anche sulla possibile vendita delle quote di Acsm Agam e i generale sull'operato del sindaco Mario Lucini e di alcuni assessori).
Nei limiti di quanto riferibile, il segretario cittadino del Pd, Stefano Fanetti, conferma la delicatezza della riunione. Di fatto, riassumibile con un chiaro ultimatum del dirigente al fronte interno più o meno costantemente ribelle e costituito dai consiglieri Raffaele Grieco, Guido Rovi e, appunto, Gioacchino Favara.
"I toni sono stati franchi, è vero - dice Fanetti - D'altronde le questioni sul tappeto erano molte e importanti. Ancora una volta, l'obiettivo era fare il punto sull'attività politica e istituzionale, ma certamente c'era anche l'esigenza di chiarire alcune questioni di fondo". Prima tra tutte, la "fronda" interna attiva soprattutto in consiglio comunale.
"Il fatto che esistano al nostro interno alcune figure impegnate a demolire qualsiasi cosa si faccia o il lavoro del sindaco non è accettabile oltre - prosegue - Per attaccare continuamente il primo cittadino e il Pd ci sono l'opposizione o il gruppo misto. Di sicuro, il conservatorismo su ogni scelta e su ogni decisione, e il no a qualsiasi proposta che comporti anche problemi ma che sia coraggiosa, diventano insostenibili e fanno soltanto il gioco della minoranza. Questo atteggiamento non può proseguire, non è l'atteggiamento maturo di chi appartiene a una forza di governo".
"Non so cos'abbia in testa Favara - afferma Fanetti - Noi attendiamo nei primi mesi dell'anno la risposta da Lucini sulla sua volontà o meno di ricandidarsi, perché per noi il sindaco è l'uomo giusto per proseguire assieme il lavoro. A Favara non va bene? Si candidi in prima persona, allora. Ma continuare a definire i consiglieri del suo partito "servi di Lucini" o "sotto ricatto" è inaccettabile. E' un atteggiamento che fa male ai molti iscritti e amministratori che ogni giorno, silenziosamente, lavorano per il bene del partito e della città e che poi si vedono insultati o criticati in termini violenti in consiglio. Non ho proposto io il deferimento di Favara ai garanti, a dirla tutta non l'avrei nemmeno fatto. Ma capisco chi non ne può più di certe aggressioni verbali".