Paratie: stop dal 2012, penali da 7.700 euro al giorno. Mantovani e lo scenario da incubo
C'è l'articolo 16 del contratto che regolamenta la sospensione e la ripresa dei lavori sul lungolago dove si afferma che "il responsabile unico del procedimento (nel caso del Comune, l'ingegner Antonio Ferro, ndr) potrà per ragioni di pubblico...
C'è l'articolo 16 del contratto che regolamenta la sospensione e la ripresa dei lavori sul lungolago dove si afferma che "il responsabile unico del procedimento (nel caso del Comune, l'ingegner Antonio Ferro, ndr) potrà per ragioni di pubblico interesse o necessità, ordinare la sospensione dei lavori per un periodo di tempo che, in una sola volta o nel complesso se a più riprese, non superi un quarto della durata complessiva prevista per l'esecuzione dei lavori stessi (1.085 giorni in origine, siamo abbondantemente oltre i 3mila ndr) e mai per più di sei mesi complessivi (lo stop imposto dal Comune dura da oltre 3 anni); c'è il provvedimento di fermo cantiere che risale al 19 dicembre 2012, quando il sindaco Mario Lucini avviò formalmente con gli uffici l'iter per la redazione della terza perizia di variante poi ritenuta illegittima da Anac; e c'è lo spettro delle penali potenzialmente richiedibili da Sacaim per ogni giorni di fermo tecnico del cantiere senza motivazione di "pubblico interesse o necessità" e comunque per lo sforamento dei tempi contrattualizzati, per una cifra che equivale a 7.755 euro al giorno. Tre ulteriori incognite sul futuro del cantiere delle paratie che ieri sono state esposte dalla consigliera comunale di Adesso Como, Ada Mantovani, ricorrendo anche ampiamente alle conoscenze da avvocato quale è di professione. Il tutto per mettere in guardia l'aula e l'amministrazione in generale dal rischio di un salasso (con annesso contenzioso) potenzialmente milionario per le casse pubbliche.
"Con il massimo rispetto che nutro nei confronti del sindaco - ha esordito Ada Mantovani - dico però che non aver acquisito né internamente né esternamente specifici pareri legali durante la predisposizione della terza perizia di variante per verificare la legittimità delle sostanziali modifiche tecniche proposte, tenuto conto dei rigidi limiti quantitativi e qualitativi imposti dalla normativa sui pubblici appalti, sia stata un'omissione inescusabile. Uso il termine inescusabile perché pur non sottovalutando l'importante azione politica svolta dal sindaco con la Regione, è tuttavia vero che l'amministrazione quale stazione appaltante e soggetto delegato all'attuazione del progetto si è assunta l'onere e l'impegno di redigere la terza variante voluta dallo stesso sindaco e con essi la responsabilità di predisporre una variante sostenibile dal punto di vita tecnico e giuridico. E ancora più grave è il fatto che sin dal 27 maggio 2015, con il primo pronunciamento, Anac indicasse chiaramente al Comune tutte le violazioni riscontrate ma neppure dopo quel forte monito né il sindaco né il responsabile del procedimento (l'ingegnere Antonio Ferro, ndr) abbiano ravvisato l'opportunità di acquisire un parere legale illuminato sulle contestazioni sollevate, peraltro tutte di natura strettamente giuridica".