Cronaca

Il ritorno di Gaffuri: “Provincia nel caos, impossibile escludere il centrodestra per uscirne”

Lo scorso mese di settembre, da sindaco di Albese con Cassano senza tessera Pd ma renziano convinto e della prima ora, Alberto Gaffuri sfidò alle primarie del centrosinistra Maria Rita Livio. Perse di pochissimo, ma la nostra curiosità – oggi, con...

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Lo scorso mese di settembre, da sindaco di Albese con Cassano senza tessera Pd ma renziano convinto e della prima ora, Alberto Gaffuri sfidò alle primarie del centrosinistra Maria Rita Livio. Perse di pochissimo, ma la nostra curiosità – oggi, con una Lariopolda di mezzo – era soprattuto capire se Gaffuri si sentisse quasi fortunato a non aver vinto quella sfida, visto il clima da day after economico e politico che si vive nell’ente. Ne sono venute fuori molte altre cose interessanti. Tra le altre, l’evocazione di un dialogo istituzionale capace di andare oltre gli schieramenti, dunque inclusivo anche dei colleghi sindaci di aree politiche diverse, non casualmente assenti in massa al confronto con la presidente di due sere fa. Il tutto per evitare di sovrapporre tensioni e fratture ai già enormi problemi specifici della Provincia.

Gaffuri, forse oggi è contento di aver perso le primarie vista la situazione?

Felice di aver perso le primarie? No, direi proprio di no. Oggi come la scorsa estate, sono estremamente convinto che il progetto di avere un unico candidato condiviso che potesse allargare la base della discussione a tutti i sindaci, o quantomeno alla stragrande maggioranza di questi ultimi, sarebbe stata un’opportunità per tutto il territorio, prima ancora che per me. Sarei un falso, dunque, se dicessi di essere contento di essere stato sconfitto. E’ andata così. Ormai inutile pensarci su troppo. Ma lei come vede la situazione in Provincia?

Il quadro delineato nel corso della prima assemblea dei sindaci è alquanto caotico. C’è molta confusione. Un assaggio, peraltro, era già arrivato con la questione della pulizia delle strade dalla neve. Il sistema normativo nel suo complesso non aiuta. Di sicuro, però, su alcune questioni, penso alle principali, oggi bisogna decidere. Siamo tutti sindaci e, dunque, sappiamo bene che quando siamo chiamati alle responsabilità non ci sottraiamo. Per questo, penso che l’assemblea dei sindaci dovrebbe essere maggiormente coinvolta, evitando che al suo interno si creino fratture come quelle che hanno portato alla non presenza in aula di decine di noi (quasi tutti i primi cittadini di Forza Italia e Lega Nord, ndr). Siamo chiamati a decidere su acqua, trasporto pubblico, scuole e strade. Temi molto seri, per i quali sarà necessario riorganizzare gli interventi rispetto a ciò che è stato fatto fino al recente passato. Per farlo, c’è bisogno di tutti coloro che vogliono mettersi a disposizione.

Quali strade percorrerebbe in questa situazione?

L’unica possibile, quella dell’allargamento della platea. Un ente di secondo livello non può che ragionare così. Lo dicevo ad agosto, ne sono ancora più convinto oggi. Ammetterà che il “suo” governo nazionale ha più di qualche responsabilità in questo pasticcio?

Così come finora impostata, l’abolizione delle Province non sta dando i risultati attesi. Inutile nasconderselo, quindi. Detto questo, chi è stato eletto ha l’onore e l’onere di governare questa transizione perché non si trasformi in un’agonia.

Qualcuno chiede le dimissioni della Livio come gesto forte di protesta. Che ne pensa?

Le dimissioni del solo presidente sono un fatto talmente personale che è difficile dare consigli in proposito. Di certo, se non si riesce a governare una nave, è meglio condurla nel porto più vicino. La presidente Livio ha l’esperienza necessaria per decidere al meglio in un senso, oppure nell’altro. Una scelta così forte, a parer mio, necessiterebbe di un largo supporto. Se fosse l’intera assemblea a non votare il bilancio per protesta, per esempio, si darebbe un’indicazione molto più dirompente delle dimissioni del singolo. Oggi si ricandiderebbe per la Provincia?

Rispetto alla scorsa estate le condizioni non sono cambiate granché, se non nella consapevolezza delle difficoltà su cui più volte ho posto l’accento nel corso della mia brevissima campagna elettorale e delle quali, a mio avviso, non tutti avevano l’esatta percezione. Oggi siamo tutti un po’ più coinvolti e, dunque, ci si rende meglio conto di quanto l’amministrazione provinciale vada governata, e non subita. Poche cose, ma fatte bene. Ciò, partendo da una rigida scala delle priorità condivisa dall’assemblea dei sindaci, Di più non si può. Non servono patti, alleanze o sotterfugi: è sufficiente il buonsenso di chi sa che la gestione di un ente di secondo livello non è una questione di parte, ma un interesse di tutti. Ne siamo tutti convinti? Bene, facciamolo.