Fabio, prima vittima di piazza Roma: "Ho chiuso, ucciso dal Comune e dalla Ztl"
"Avevo 22 anni quando ho aperto. A 24 chiudo il mio negozio, stroncato dalla Ztl". Parla Fabio Alafaci. Un giovane che in piazza Roma ci ha creduto. Ci ha provato. Ha investito di tasca sua. Ha aperto nel febbraio 2013 il negozio "Limited-Street...
"Avevo 22 anni quando ho aperto. A 24 chiudo il mio negozio, stroncato dalla Ztl". Parla Fabio Alafaci. Un giovane che in piazza Roma ci ha creduto. Ci ha provato. Ha investito di tasca sua. Ha aperto nel febbraio 2013 il negozio "Limited-Street Shop" di abbigliamento. Aveva - letteralmente - dato un vestito al suo futuro. Che ora, però, cambierà. Per forza.
Contattato, il giovane imprenditore sconfitto dalle strisce gialle ha accettato di raccontare la sua odissea nel cuore della Ztl.
"Ho gettato la spugna - racconta Fabio, a poche ore dall'ultima serranda calata in piazza Roma, la settimana scorsa - Avevo inaugurato il negozio nel febbraio 2013, a 22 anni. Ero partito con entusiasmo, avevo preso la decisione di costruirmi una vita mia lavorando sodo. L'attività mi piaceva, diciamo che mi ero caricato sulle spalle il mio futuro. Ci credevo, insomma". Il sogno - o almeno la grande speranza - è durato all'incirca 5-6 mesi. "E' durato finché c'è stato il parcheggio blu in piazza - specifica subito Fabio - All'epoca, sapevo che erano in programma una riqualificazione e una pedonalizzazione della piazza. Non ero contrario, anzi. Pensavo che forse una piazza più bella e attraente avrebbe invogliato la gente a venire da quelle parti. A settembre, però, di colpo piazza Roma è stata chiusa al traffico. Bloccata, inaccessibile. E da quel momento le cose hanno iniziato a cambiare. Peggiorando sempre". La fine è arrivata adesso, con la chiusura definitiva del negozio e il sogno riposto in un cassetto.
La decisione di chiudere è arrivata a gennaio. "Avevo capito che era finita, che non c'era nulla da fare e che nessun politico ci avrebbe mai ascoltati - conclude con amarezza il 24enne - Ora non starò con le mani in mano, tornerò presto a lavorare. Spero che chi è rimasto lì nonostante tutto, a partire da Matteo e Fulvia del bar vicino a me, ce la facciano. Io ho detto basta al sopruso". Sopruso che, da oggi, forse, non è più soltanto un'esagerazione giornalistica.