Bernasconi (Caritas): "Sui profughi la politica ha fallito. I comaschi? Aprano cuori e case"
"Io mi occupo delle mie strutture che sono al collasso, poi il compito di reperire altri spazi è della Prefettura e non interessa la Caritas. Di più non so dire". Il direttore della Caritas Diocesana di Como, Roberto Bernasconi, erige un muro di...
"Io mi occupo delle mie strutture che sono al collasso, poi il compito di reperire altri spazi è della Prefettura e non interessa la Caritas. Di più non so dire". Il direttore della Caritas Diocesana di Como, Roberto Bernasconi, erige un muro di riservatezza sull'ipotetico allestimento di una tendopoli nel Comasco per accogliere nuovi extracomunitari. Quello che conferma, però, è che anche dal loro punto di vista la situazione è ormai giunta ben oltre il livello critico. Ma qui termina la parte "buona" dell'intervista a Bernasconi. Che poi chiede espressamente di sottolineare i passaggi successivi. Durissimi contro la politica e - pur senza nominarla - contro la Lega Nord e i partiti che più di tutti stanno scendendo in piazza contro "l'invasione".
"Cosa dico ai residenti che protestano perché arrivano i profughi vicino a casa? Dico che dovrebbero osservare anche che centinaia di cittadini che ci aiutano, spesso in silenzio e con sacrifici, ad accogliere queste persone senza paure. Perché chi ha paura non vuole guardare fuori dalla propria finestra e non vuole capire come gira il mondo. D'altro canto per capirlo non devi basarti soltanto su quello che dicono certe tv, certi giornali o certi politici in piazza". "Hai paura di questi ragazzi? Vieni a conoscerli - incalza il direttore della Caritas - Magari scopriresti che da molti paesi dell'Africa subsahariana scappano giovanissimi perché le loro terre sono state vendute alle multinazionali che sradicano le coltivazioni locali e impiantano coltivazioni diverse, magari per produrre ecocarburante. E una volta persa anche la possibilità di coltivare, si perde quella di mangiare, così si innescano i movimenti di esodo, come quelli dai paesi in guerra. In definitiva, spesso ciò che arriva noi è prodotto dalla stessa società di cui facciamo parte e che ci va bene perché abbiamo tanti privilegi".
Il finale, al netto di arrabbiature e fatiche è all'insegna della "Fede e della speranza che mi spingono a confidare nel fatto che sempre più comaschi apriranno il loro cuore e le loro case per l'accoglienza".